Cronaca

Il racconto choc di un detenuto del carcere di Foggia: "Volevano ammazzarmi e ho tentato il suicidio"

Nell'esposto-querela il detenuto tira in ballo gli agenti della polizia penitenziaria e un'infermiera. Secondo il suo racconto era in programma una spedizione punitiva nei suoi confronti, perché nel carcere di Lucera, prima del suo trasferimento, avrebbe fatto il nome di un agente della polizia penitenziaria, determinando un provvedimento disciplinare nei suoi confronti

Un ex detenuto nelle carceri di Lucera e di Foggia ha presentato una denuncia-querela presso il Tribunale della Procura della Repubblica di Brindisi, in cui racconta il tentativo di suicidio per impiccagione avvenuto il 31 dicembre dello scorso anno nell'istituto penitenziario di via delle Casermette 22.

E, quindi, le ragioni che lo avrebbero portato a compiere l'estremo gesto. A darne notizia i colleghi di Brindisi Report.

"Ho rischiato di morire"

Leonardo, 36enne residente a San Vito dei Normanni, viene arrestato il 28 ottobre dello scorso anno dai carabinieri della sua città, ai quali spiega subito di essere stato operato allo stomaco di sleve gastrectomy e che segue una dieta a base di frullati e di proteine in polvere o in pastiglie, di cibo fresco e non in scatola.

Trasferito nel carcere di Brindisi, nonostante il dottore fosse stato messo al corrente della sua condizione, gli sarebbe stato fornito dell'altro cibo:

"Dopo alcuni giorni sono stato trasportato d'urgenza in ospedale, in pericolo di vita, a causa di episodi di vomito e sanguinamento dalla bocca. Al rientro in carcere, lo psichiatra che mi ha visitato mi ha chiesto se avessi mai fatto uso di ansiolitici. Ho risposto negativamente e rifiutato la terapia, che mi è stata comunque somministrata facendola passare per vitamina b12, pssia circa 60 gocce al giorno. Le mie condizioni precipitano anche dal punto di vista psicologico, sono arrivato a non riconoscere più neppure i familiari a colloquio, così debole da essere trasportato su una sedia a rotelle".

"Da quel momento sono iniziati i problemi"

Il 21 novembre Leonardo viene trasferito presso la casa circondariale di Lucera. Nell'esposto si legge: "Appena arrivato, il medico della struttura mi comunica che non potevano fornirmi le cure a me necessarie, informandomi altresì che secondo la cartella clinica trasmessa dal carcere di Brindisi stavo seguendo una cura di ansiolitici. Con l'aiuto del medico del penitenziario di Lucera, a poco a poco ho smesso di utilizzare le gocce di ansiolitico da cui ero diventato dipendente, ma non sono riuscito a risolvere i miei problemi alimentari".

Il recluso brindisino sarebbe stato posto in isolamento perché la polizia penitenziaria comprendesse esattamente quale fosse il cibo che la moglie gli portava in carcere: "Mia moglie aveva acquistato anche dei prodotti per un mio compagno, anch'egli detenuto in isolamento: a seguito della perquisizione delle celle, tali prodotti (registrati a mio nome), venivano rinvenuti nella cella del mio compagno e, pertanto, venivo richiamato dalla direttrice che mi chiedeva come avessi fatto a fornire tali prodotti al mio amico. Ho risposto dicendo la verità: che uno degli agenti mi aveva aperto la cella per andare a portare i prodotti introdotti da mia moglie al mio compagno. Ciò causava un rapporto disciplinare a carico dell'agente: da quel momento sono iniziati i problemi".

Il contenuto della denuncia si fa pesante nella parte in cui il galeotto sostiene che il 20 dicembre un agente penitenziario gli avrebbe comunicato il trasferimento in carcere a Foggia e che da quella struttura sarebbe uscito in un sacco nero, "perché rappresentavo il primo caso in Italia in cui, per colpa di un detenuto, il rapporto disciplinare era stato indirizzato ad un agente" scrive nella denuncia. 

"Volevano punirmi, ho tentato il suicidio"

Arrivato a Foggia, il detenuto sostiene di essere rimasto dodici ore nelle celle di smistamento, senza bere e né mangiare. "Giunto in sezione, alcuni detenuti mi hanno offerto delle verdure avanzate dal loro pasto. Vengo nuovamente visitato dai medici del carcere di Foggia ma, ancora una volta, non viene presa in considerazione la mia patologia".

Il 24 dicembre, vigilia di Natale, Leonardo avrebbe visto alcuni agenti parlare con un gruppetto di detenuti, sostenendo di aver sentito uno degli uomini in divisa raccontare l'episodio di Lucera ed in buona sostanza invitare i reclusi a punirlo, garantendoli che nessuno avrebbe saputo nulla.

Nella parte finale dell'esposto, Leonardo racconta che il 31 dicembre, con l'aiuto di una infermiera, i carcerati sarebbero passati ben presto all'azione. "A quel punto ho tentato di impiccarmi".


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