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'Il passo di un nomade - ritrovarsi camminando': a Foggia la personale di Giuseppe Santamaria

Sabato 20 gennaio nei locali della galleria Creo, in via Lustro, 3 alle ore 18.30 sarà inaugurata la personale di pittura di Giuseppe Santamaria.
La pittura di un giovane artista per la prima volta si presenta a Foggia in una mostra personale. Giuseppe Santamaria è persona schiva e di poche parole, ma poi nei suoi dipinti ci ritroviamo tutto il “suo stare” tra le persone e, tutte le “sue parole” non dette. Tele, carte e supporti diversi, su cui Santamaria riversa colori e materie. Sono il frutto di un percorso che lo ha visto arrivare a Perugia da Mattinata, quella che un tempo era la bianca farfalla del Gargano. Nella città del Vannucci ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti unendo alla frequenza agli studi accademici, il viaggio, che nell’esperienza di un artista è un importante momento collaterale di formazione. Così il nostro parte alla scoperta di Barcellona, di Londra e di Berlino.

Definirlo un viandante dell’arte non stona affatto e, da questo suo peregrinare, che è nato il titolo di questa mostra che il vulcanico Angelo Pantaleo ha curato nella Galleria di APS CREO. L’artista continua ad essere nomade anche se da alcuni vive in forma stanziale nella cittadina garganica. Da qui prendono il volo i suoi viaggi che poi traspone su variegati supporti. In questa mostra si trovano recenti lavori ma anche carte e tele degli anni precedenti, che ci parlano del mondo surrealista catalano e di quello dell’espressionismo in chiave astratta dove si ritrovano le memorie di Franz Marc, Francis Bacon, Lucien Freud, Jean Dubuffet e Jean Fautrier. Dicevo memorie, ma questo non le depriva di una peculiarità tutta di Santamaria. Il suo dipingere è particolare, fatto di pigmenti colorati uniti ad elementi naturali, oggetti, tessuti, che riprendono vita sui supporti creando un personalissimo ready made.

Il suo dipingere viaggia in parallelo con il suo essere, davanti ai suoi Autoritratti si rimane basiti, ti catturano e ti coinvolgono in un vortice di colori da caleidoscopio. Tre autoritratti in cui il volto e l’espressione di Giuseppe Santamaria si riflettono in interpretazioni diverse. E’ sempre lui, ma come sempre uguale è lo sfondo di un azzurro pieno e piatto da cui sporge lo sguardo del suo volto. Raffigurarsi e mettere fuori ciò che dentro lo strugge, questo ti viene da pensare davanti agli autoritratti, che notoriamente sono lettere di un diario segreto, per modo di dire, e che tutti gli artisti poi fanno, per parlare di loro senza pronunciare parola, proprio attraverso il segno e il colore.
Santamaria e i suoi lavori mi hanno provocato il piacere della pittura naif o meglio della pittura allo stato libero, lui come un Ligabue del Gargano. Dove alle nebbie della bassa padana si contrappongono la luce solare e la natura montuosa. Pezzi di questa natura diventano parti dei suoi dipinti, come nel caso del San Michele Arcangelo, santo icona dell’acrocoro garganico. Un altro santo di minore dimensione ma di altrettanto impatto cromatico è il San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa, una tela dove la fantasmagoria dei colori ci restituisce il tema classico in una forma tutta personale, con cavallo, principessa e cavaliere fusi insieme in una sintesi che sarebbe piaciuta a Boccioni ma che piace pure a noi.


Info: fineart.creo@gmail.com


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