Eventi

Sergio Givone racconta “Quant’è vero Dio” al Liceo Lanza

«È più vicino a Dio chi fa professione di ateismo, ma tiene ferma la verità, di chi nega la verità in nome di Dio». È questa la tesi principale che è alla base del libro di Sergio Givone, Quant’è vero Dio. Perché non possiamo fare a meno della religione.

Un testo particolare e affascinante. Certo coraggioso, direi audace, per il modo con il quale argomenta la necessità di Dio, in controtendenza rispetto a una fase storica caratterizzata dall’identificazione del disincanto con l’ateismo. Molto interessanti il rigore con cui Givone conduce il ragionamento e la profondità del pensiero.

Givone affronta in maniera coraggiosa il rapporto fra legge e giustizia, il confine mobile e reversibile fra bene e male, i limiti della manipolazione tecnica (e biotecnologica) della natura, al di fuori di ogni moralismo ecologistico, il transito apparentemente inesorabile dall’umano al postumano.

Sarà un incontro molto atteso, che chiude a dicembre, con il suo tema così avvincente, i festeggiamenti per i 150 anni del Liceo classico ‘Lanza’.

L'incontro si terrà venerdì 14 dicembre alle ore 11 nell'Aula Magna 'L. Scillitani' del Liceo Classico Lanza.

IL LIBRO

Post-religiosi, atei, materialisti: nell’infinita gamma degli atteggiamenti dell’Occidente secolarizzato verso la religione sembra manchi solo quello più semplice: credere. È ormai una scelta marginale, in via d’estinzione? Niente affatto, tanto è vero che il bisogno di Dio sembra tornare alla ribalta ovunque nel mondo, in modi anche drammatici. Perché? È opinione comune che la religione sia stata inventata dagli uomini per autoconsolarsi della propria condizione mortale. Ma se le cose stanno così, come mai tutte le religioni hanno sempre offerto ai fedeli e ai non-fedeli scenari inquietanti, dal giudizio finale al paradiso e all’inferno? Il fatto è che la religione, nel momento in cui risponde alla domanda sul senso della vita, riguarda la nostra libertà, perché della libertà è l’ultima difesa e non la soppressione. Ecco perché il ritorno a Dio è necessario al fine di contrastare il totalitarismo in tutte le sue forme. Se è vero che la religione non può essere tenuta fuori dalla sfera pubblica, riflettere sulla sua opportunità significa riflettere sulla giustizia, che è ciò da cui si dispiega, secondo la lezione del pensiero antico da Parmenide in poi, l’ordinamento stesso del mondo e del nostro stare insieme come umani. Uno dei nostri maggiori filosofi si interroga e ci interroga sulla necessità della religione prima ancora che sul bisogno di essa, avendo il coraggio di prendere le distanze da figure mai come ora oggetto di discussione e al centro del dibattito: Nietzsche e Heidegger. E lo fa da laico, consapevole che laico non è chi rivendica la propria indifferenza nei confronti della religione ma al contrario chi la prende sul serio, riconoscendo che i contenuti essenziali con cui è chiamato a fare i conti, le ragioni per cui si vive, vengono proprio da lì. Un percorso incalzante e profondo che fa appello alle conclusioni di poeti e scrittori non meno che a quelle dei filosofi – Hölderlin e Dostoevskij su tutti –, intreccia alla religione il discorso sul sacro e mette in guardia dai pericoli del relativismo e dell’etica utilitaristica. Al cuore, una domanda cruciale: davvero possiamo fare a meno della verità sull’uomo e sul mondo che solo la religione è in grado di comunicare?

L’AUTORE

Laureato a Torino con Luigi Pareyson, ha insegnato a Perugia, Torino e Firenze. Filosofo e romanziere, attualmente è Professore emerito all’Università di Firenze, dove è stato per anni Professore di Estetica Alcuni suoi lavori riguardano Dostoevskij, riletto alla luce del problema del nichilismo europeo. Da questa riflessione nasce anche la sua ricerca sulla storia del nulla e sulle implicazioni in un nuovo pensiero tragico.

Ha scritto anche opere di narrativa, in cui forte è ancora il richiamo filosofico e l'impronta della letteratura russa.Collabora col quotidiano la Repubblica.

Il 4 giugno 2012 è stato nominato assessore alla Cultura del Comune di Firenze.

Tra i suoi libri, Storia del nulla, ( Laterza 1995), Non c’è più tempo ( Einaudi 2008), Metafisica della peste( Einaudi 2012),Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito ( Olschki 2016)


Si parla di