Segnalazioni

L'ultimo saluto a Paolo, il "pianista del taglio" di quattro generazioni di foggiani

Paolo Corvino

È morto Paolo Corvino, ha tagliato i capelli da par suo a quattro generazioni, un maestro in tutti sensi, una persona speciale, un professionista come pochi. Nel suo salone sono passati il fior fiore di professionisti e gente semplice, le sue dita usavano le forbici come quelle di un pianista. Paolo era un artista, nato nella vecchia Foggia conosceva usi e costumi, giovanissimo frequenta la barberia dello zio, superando il maestro in pochissimo tempo.

Apre il primo salone in Via Santa Maria della Neve, il primo ad installare una insegna, un cilindro girevole in uso in America. Pensate: quando un cliente ritardava a presentarsi alle sue forbici, preoccupato chiedeva agli amici se fosse successo qualcosa, sapeva che aveva superato la data e che la sua opera era distrutta. Il Salone di Paolo Corvino, con Aldo, Giuseppe e Gianni, l’orgoglio della città, un artigiano nato dal nulla è riuscito a laureare due figli, ad aprire un parrucchiere per donna al terzo figlio.

Il salone di Paolo era una finestra sul mondo, trasmetteva a noi amici e clienti, fatti e storie che gli venivano raccontate, era appassionato di cucina, mi parlava dei brasati che cucinava tirandoli con il Barolo, si Paolo era un buon gustaio, amava la buona cucina, era amico di Pompeo al Vico del Piano, cucina foggiana, orecchiette con le cime di rape e frittura mista del Golfo di Manfredonia. Un suo ultimo dono una bottiglia del famoso D’araprì di San Severo. Paolo con gli amici veri era generosissimo.

A Paolo, appassionato di moto, regalai una vecchia Vespa del 54, quando la rividi nelle mani del figlio, restai senza fiato, l’aveva restituita a nuova vita. Amava le moto, era un amicone, piaceva uscire in gruppo, si godeva come poteva le strade del Gargano. Ci siamo voluti bene, ci consigliavamo, lo stimolavo su tantissimi argomenti e lui non smetteva di parlarmi per tutto il tempo del taglio, mi preparavo gli argomenti, era severo, non tollerava la maldicenza, dedicava il suo tempo solo alle domande intelligenti, era fatto così, originale, con la farfalla e la giacca celeste, un Dandy, una classe innata, una fuoriserie delle forbici e della parola. Che la terra ti sia lieve carissimo amico mio!


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